La società tecnologicamente frettolosa.

Partendo dal presupposto che non so disegnare neanche un omino stilizzato, se dovessi immaginare un quadro avente ad oggetto la società attuale, inizierei dipingendo dei podisti con la borsa in una mano e il cellulare nell'altra. E un orologio sullo sfondo. Perché? Perché ormai viviamo una quotidianità fatta di corse per arrivare nel posto di lavoro, per vedere un amico, per andare a giocare una partita di calcetto. Una quotidianità caratterizzata dal bisogno di dare una tempistica ai momenti. E cosa ci dimentichiamo? Ci dimentichiamo di dare importanza a quei momenti. Ci dimentichiamo di goderceli. Ci dimentichiamo di mettere amore in quello che facciamo. E allora perché non proviamo a mettere da parte il tempo. Perché non proviamo a mettere da parte il cellulare. Ed iniziamo a conversare. Guardandoci negli occhi. Osservando i movimenti. Esaminando le emozioni che le nostre parole suscitano. Ascoltando e non semplicemente sentendo le parole dell’altra persona. Se tutto ciò sembra assurdo, io ci sto provando. Quando esco con una donna stabilisco due regole fondamentali: non si può usare il cellulare (salvo situazioni particolari) e non deve esserci un orario. Per quale motivo? Perché ho voglia di vivere, assieme a quella persona, un’esperienza. Un’esperienza fatta di sguardi. Un’esperienza fatta di parole. Insomma, ho voglia di estraniare la situazione dalla società. Ho voglia di vivermi quegli attimi totalmente. Senza tempo e senza tecnologia.