Tommaso Lazzarin: il nipote d'arte che detta la moda friulana.
Nel 1973 si inaugura a Feletto il negozio Arteni a quattro piani. Dieci anni più tardi nasce Arteni 2 Casa e Sport a Tavagnacco, sulla strada statale Udine-Tricesimo. È questo l'edificio in cui si concentrano e si integrano contemporaneamente libertà, varietà e spazio. Qui trovano lavoro circa duecento dipendenti. Nel corso degli anni, il numero di negozi in Regione è aumentato, diversificando l’offerta e cercando di soddisfare tutte le fasce d’età della popolazione regionale. Ma parliamo direttamente con Tommaso Lazzarin, nipote del fondatore della società Arteni S.p.A. e da anni inserito nella stessa con mansioni di diverso livello.
Qual è stato il suo percorso nella società Arteni S.p.A.?
La mia esperienza è iniziata molti anni fa, nei fine settimana, in un negozio della società nel centro storico di Udine: Scout. In questo negozio il livello di clientela varia dai 12 ai 35 anni e il prezzo medio della merce si aggira dai 10 ai 149 euro. Ritengo che sia stato l’ambiente ideale per cominciare ad apprendere i vari aspetti che caratterizzano la gestione di un negozio: tecniche di vendita, organizzazione del magazzino, assortimento taglie/colori. Durante l’estate, invece, svolgevo attività di divisione, ricevimento e distribuzione della merce nel nostro magazzino centrale a Tavagnacco. Terminati gli studi, grazie ad una ristrutturazione aziendale, è stata rivista l’organizzazione e mi si è aperta un’opportunità molto importante nel settore acquisti. Per questo motivo, ho deciso di fare una breve esperienza di sei mesi in Australia per poter migliorare la mia conoscenza della lingua inglese. Dopo essere tornato, è da ormai 4 anni che mi occupo, in qualità di buyer, degli acquisti per il comparto uomo della società. Ciò significa che ho svariati compiti, fra i quali:
- scegliere i prodotti da inserire nei vari punti vendita;
- visitare gli showroom dei marchi più prestigiosi al mondo (Polo Ralph Lauren, Armani, Trussardi, Canali, Zegna);
- trattare con i direttori commerciali e i titolari delle aziende.
Vista la giovane età, mi ritengo molto fortunato perché questa mansione, nonostante richieda molti sacrifici, mi permette di crescere e di formarmi sia dal punto di vista lavorativo sia dal punto di vista personale.
Cosa significa fare impresa in Italia?
Fare impresa in Italia è parecchio difficile, ma mi hanno sempre insegnato a guardare il bicchiere mezzo pieno. Per questo motivo, oltre ad analizzare alcuni aspetti negativi, ci tengo a valutare anche quelli positivi. Gli aspetti negativi sono la burocrazia opprimente, il livello di tassazione esagerato, il costo del personale e tutti gli altri costi di gestione (energia e assicurazioni) tra i più alti d’Europa. Oltre a queste brutte piaghe del nostro Paese, che spero si riescano a risolvere nel medio-lungo periodo, non dobbiamo dimenticarci della nostra storia, della qualità dei nostri prodotti, del marchio “Made in Italy” che è riconosciuto universalmente. Questi sono i nostri punti di forza ed è per questo motivo che modificherò parzialmente la mia affermazione iniziale: fare impresa in Italia è parecchio difficile, ma ti permette di far parte di un concetto qualitativamente al top d’Europa.
Come avete fronteggiato la crisi?
Per fronteggiare la crisi abbiamo messo in atto una serie di ottimizzazioni, che possiamo riassumere in una riduzione di costi attraverso:
- migliori contratti di energia;
- contratti di tirocinio e di apprendistato per i giovani;
- chiusura delle filiali e dei negozi non redditizi;
- miglioramento delle competenze dei dipendenti attraverso numerosi corsi di formazione;
- migliori accordi commerciali con i nostri fornitori.
Tanti imprenditori ritengono che l’Italia non abbia futuro e scelgono di spostare la propria attività all’estero, lei è d’accordo con questa scelta?
Assolutamente no perché questo significa creare disoccupazione e impoverimento in un Paese già in serie difficoltà. Inoltre, è necessario che le istituzioni mettano gli operatori commerciali nella condizione di poter investire in Italia.
Quali sono gli obiettivi per il futuro?
I nostri obiettivi sono:
- crescita del fatturato attraverso l’apertura di nuovi punti vendita di dimensioni medio-grandi (2000-3000 mq);
- collaborazione maggiormente solida con i grandi franchising al fine di avere condizioni commerciali molto più vantaggiose;
- svecchiamento del personale attraverso l’assunzione di nuovi giovani da poter inserire nell’organigramma aziendale;
- miglioramento del nostro e-commerce per essere competitivi e al passo coi tempi.
Cosa consiglierebbe ai giovani?
Mi è capitato spesso di assistere ai colloqui per la scelta di nuove assunzioni. La maggior parte dei giovani che ho potuto conoscere dimostrano scarso interesse perché chiedono, sin da subito, qual è la retribuzione mensile, quante ore devono lavorare e, cosa ancora più emblematica, quanti giorni hanno di ferie. Le domande che, di solito, pongono soltanto successivamente attengono al tipo di mansione e alla crescita professionale che possono avere all’interno dell’azienda. Ritengo che la maggior parte dei giovani d’oggi non si pongono degli obiettivi e non sono disposti al sacrificio, ma pensano soltanto alle cose materiali. Per questi motivi, i soggetti adibiti alla selezione del personale trovano innumerevoli difficoltà nell’individuare i candidati più idonei a ricoprire le diverse mansioni richieste dalla nostra azienda. Secondo me questo problema è da imputare anche alla mancanza di una formazione pratica all’interno del percorso scolastico che possa prepararli al mondo del lavoro. Per concludere, ritengo che i giovani debbano avere una visione più ampia della propria esperienza lavorativa, puntando ad una realizzazione personale piuttosto che ad una mera fonte di reddito.